LA PRECLUSIONE ILLEGITTIMA DEL DIRITTO DI SCELTA RISARCITORIO

 

La Preclusione Illegittima del Diritto di Scelta Risarcitorio: Un'Analisi Giuridica e Sistemica tra Principio di Deflazione e Vigilanza Omessa in Ambito RC Auto

Introduzione: Il Paradosso della Giustizia Stragiudiziale

Il contesto giuridico italiano è storicamente improntato alla valorizzazione degli strumenti di risoluzione delle controversie alternativi a quelli giudiziali, con l’obiettivo dichiarato di garantire una tutela celere e specializzata dei diritti e di contenere il volume del contenzioso. Questa filosofia, che ha trovato una delle sue più alte espressioni nell'introduzione di discipline come l'art. 96 comma 3 del Codice di Procedura Civile (c.p.c.) e la recente Riforma "Cartabia," si scontra, in un ambito di particolare rilevanza sociale come quello del risarcimento del danno da circolazione stradale, con una prassi amministrativa che appare in controtendenza. Il professionista del risarcimento, che opera in veste di Patrocinatore Stragiudiziale, si trova oggi a confrontarsi con una risposta da parte di IVASS che nega la sua facoltà di scegliere liberamente la procedura risarcitoria più confacente agli interessi del danneggiato, imponendo di fatto l'esperimento della sola via del risarcimento diretto (art. 149 del Codice delle Assicurazioni Private, CdA), quando ne sussistono i presupposti.

Questo documento si propone di analizzare e dimostrare come tale prassi non solo comprima illegittimamente un diritto fondamentale del danneggiato, ma contravvenga anche a consolidati principi giuridici e istituzionali, finendo per alimentare, piuttosto che ridurre, il contenzioso giudiziario. L'analisi si snoda attraverso un'esposizione dei fondamenti giuridici, una comparazione delle procedure risarcitorie e una valutazione critica del ruolo di vigilanza di IVASS, evidenziando le contraddizioni tra il mandato istituzionale e la prassi applicativa.

I. I Principi Giuridici a Fondamento della Tutela del Danneggiato: Un Excursus Storico e Concettuale

1.1. La Distinzione tra Diritto e Azione: Fondamento del Potere Stragiudiziale

Il primo e più fondamentale principio che governa la materia è la netta separazione tra il diritto sostanziale e la sua azione in giudizio. La Corte di Cassazione, in una pronuncia a Sezioni Unite, ha chiarito che il diritto non deve essere confuso con l'azione giudiziaria che ne consegue, e che il suo esercizio può avvenire "anche con qualunque altro atto consentito dalla legge" (Cass. Civ. Sez. Unite 30 ottobre 1992 n. 11847). Questo concetto non è una mera astrazione teorica, ma un pilastro dell'ordinamento che trova applicazioni concrete e riconosciute. Ad esempio, gli atti stragiudiziali sono pienamente idonei a interrompere la prescrizione decennale 1, e il potere di risolvere un contratto può essere esercitato in via stragiudiziale tramite la diffida ad adempiere.2

La stessa figura professionale del patrocinatore stragiudiziale trova la sua ragion d'essere in questo principio, operando come intermediario qualificato per la risoluzione delle controversie al di fuori del perimetro processuale. La giurisprudenza penale ha persino riconosciuto che l'attività stragiudiziale può configurare l'esercizio abusivo della professione di avvocato se svolta senza titolo, a riprova della sua intrinseca valenza giuridica e della sua distinzione netta dalla mera attività giudiziale.3 Il riconoscimento di un diritto sostanziale a perseguire una risoluzione extra-processuale, anziché essere una semplice facoltà, è pertanto un elemento strutturale del sistema giuridico.

1.2. L'Abuso del Processo e la Deflazione del Contenzioso: Dal Deterrente alla Necessità di Scelta

In stretta connessione con il valore della risoluzione stragiudiziale si colloca il principio di deflazione del contenzioso, rafforzato con l'introduzione dell'art. 96 comma 3 c.p.c. (L. 69/2009). Questa norma, come confermato dalla Corte Costituzionale (Corte Cost. 139/2019), sanziona l'abuso del processo e garantisce che i procedimenti abbiano una durata ragionevole, in linea con l'art. 111 della Costituzione.4 La condanna per lite temeraria non è una sanzione penale, ma un'obbligazione patrimoniale a favore della controparte che ha una funzione pubblicistica, ovvero quella di dissuadere le parti dall'intraprendere azioni pretestuose che gravano sul sistema giustizia.5

La dottrina dell'abuso del processo è dunque un chiaro monito del legislatore a ricorrere al tribunale solo quando strettamente necessario, e dopo aver esperito ogni altra via ragionevole. Tale orientamento presuppone, implicitamente ma inequivocabilmente, che esistano strumenti stragiudiziali efficaci e vantaggiosi per risolvere le controversie. Se un'autorità di vigilanza come IVASS, con il suo orientamento, rende una delle due procedure stragiudiziali disponibili (il risarcimento diretto) meno conveniente e trasparente dell'altra, il danneggiato e il suo professionista sono paradossalmente costretti a ricorrere alla via giudiziale per ottenere una tutela piena, con l'effetto di vanificare l'intento deflattivo e alimentare quel contenzioso che la norma sull'abuso mira a combattere. In questo contesto, negare al danneggiato il diritto di scegliere la procedura più trasparente e tutelante si configura come un'azione che va contro la finalità stessa di un sistema giuridico efficiente.

II. Il Codice delle Assicurazioni: Le Due Procedure Risarcitorie e la Loro Natura

2.1. Il Quadro Normativo di Riferimento

Il Codice delle Assicurazioni Private (CdA) è la fonte normativa speciale che disciplina i diritti d'azione in materia di sinistri stradali, stabilendo una chiara distinzione tra due procedure risarcitorie: l'azione ordinaria e il risarcimento diretto. L'art. 144 del CdA disciplina l'azione diretta contro l'assicuratore del responsabile civile del danno, che rimane l'azione tradizionale. L'art. 149 del CdA, invece, ha introdotto un'ipotesi speciale di risarcimento, il "risarcimento diretto," che consente al danneggiato di chiedere il ristoro del danno direttamente alla propria impresa di assicurazione. Questa procedura è stata dettagliata e regolamentata dal D.P.R. 254/2006, che ha stabilito le condizioni e le modalità di applicazione. La coesistenza di queste due procedure ha generato un dibattito sulla loro natura, ovvero se fossero obbligatorie o alternative.

2.2. L'Alternatività Sancita dalla Corte Costituzionale

A porre fine al dibattito è stata la Corte Costituzionale, che con la sentenza n. 180 del 2009 ha sancito in maniera inequivocabile la natura alternativa e non esclusiva del sistema di risarcimento diretto.7 La pronuncia ha confermato che l'azione ai sensi dell'art. 149 CdA non può precludere l'azione di responsabilità civile nei confronti del responsabile del danno, né l'azione diretta nei confronti dell'assicuratore di quest'ultimo ai sensi dell'art. 144 CdA.11 La Corte ha dunque imposto un'interpretazione "costituzionalmente orientata" del Codice, per garantire che la nuova procedura non diminuisse la tutela del danneggiato e il suo diritto di azione.

Un aspetto particolarmente rilevante è che lo stesso IVASS, in passato, ha sostenuto questa interpretazione. In un parere fornito all'AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) in occasione dell'interpello sulla CVI/3 (p24268/13), l'Istituto ha chiarito che la sentenza costituzionale n. 180/2009 "ha affermato che una interpretazione costituzionalmente orientata della disciplina posta dall'articolo 149... impone di ammettere, quali strumenti alternativi, l'azione diretta nei confronti del proprio assicuratore... l'azione ordinaria... e l'azione diretta contro l'assicuratore del responsabile civile".7

La risposta di IVASS, come citata dall'utente, che "si fa presente che l'art. 149... prevede che il danneggiato... deve rivolgere la richiesta di risarcimento alla propria impresa di assicurazione" (User Query), è in palese contraddizione con la sua stessa posizione precedentemente espressa e con il principio di alternatività sancito dalla Corte Costituzionale. Questo evidente cambio di orientamento, da un'interpretazione garantista a una restrittiva, non solo comprime il diritto di scelta del danneggiato, ma solleva anche interrogativi sulla coerenza dell'attività di vigilanza.

III. Il Vantaggio Stragiudiziale: La Disparità Qualitativa delle Offerte

3.1. L'Offerta "Congrua e Motivata" (Art. 148 CdA)

La procedura di risarcimento ordinaria, disciplinata dall'art. 148 del CdA, impone all'impresa di assicurazione di formulare un'offerta di risarcimento che sia "congrua e motivata" o, in alternativa, di comunicare le ragioni specifiche che impediscono la formulazione di tale offerta.13 Il requisito della "motivazione" non è una mera formalità burocratica, ma un elemento essenziale per la trasparenza e l'efficacia della fase stragiudiziale. La motivazione consente al danneggiato e al suo professionista di comprendere i criteri di valutazione del danno, di verificare la correttezza dei calcoli e di disporre di una base informativa solida per avviare una negoziazione.14 La giurisprudenza ha riconosciuto che la richiesta di risarcimento da parte del danneggiato dà avvio a un vero e proprio "processo istruttorio e di dialogo" da parte della compagnia, non un semplice atto di liquidazione unilaterale. L'offerta "motivata" acquisisce quindi il valore di uno strumento negoziale che facilita la composizione della controversia, permettendo al danneggiato di valutare in modo consapevole se accettare l'offerta o se intraprendere la via giudiziale.

3.2. L'Offerta "Congrua" (D.P.R. 254/2006)

Al contrario, la procedura di risarcimento diretto, regolamentata dal D.P.R. 254/2006, menziona unicamente l'obbligo per l'impresa di formulare una "congrua offerta".16 La mancanza del requisito della "motivazione" trasforma un'offerta negoziale in una mera proposizione numerica, opaca e non verificabile. L'assenza di un'indicazione dei criteri di calcolo o delle ragioni che hanno portato a una determinata cifra elimina la possibilità di un confronto informato. Per un professionista, questa opacità rappresenta un ostacolo insormontabile all'effettivo svolgimento del proprio ruolo in sede stragiudiziale. La parte danneggiata si trova di fronte a una scelta binaria: accettare una cifra la cui congruità è indimostrabile o avviare un procedimento giudiziale per ottenere una liquidazione basata su perizie e criteri certi. Questa dinamica, lungi dal deflazionare il contenzioso, lo alimenta in modo diretto, poiché la via processuale diventa l'unica in grado di ristabilire una parità informativa e una piena tutela del diritto leso.

3.3. La Gestione delle Frodi: Un Problema di Trasparenza

Un ulteriore punto di criticità sollevato è la gestione delle casistiche di frode. Il professionista lamenta che i casi sono gestiti in base alla Convenzione CARD, un accordo privato tra compagnie, piuttosto che secondo le disposizioni di legge come l'art. 148 comma 2-bis del CdA. La Convenzione CARD, la cui adesione è obbligatoria per le compagnie con sede legale in Italia 20, definisce le modalità di rimborso e compensazione tra imprese.21 Sebbene il sistema CARD abbia l'obiettivo di migliorare l'efficienza e identificare le frodi 23, le sue regole operative sono stabilite in un accordo privato, non in una norma di legge. IVASS gestisce l'Archivio Integrato Antifrode (AIA) con un ruolo di vigilanza, ma al tempo stesso ANIA (l'Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) ha i suoi propri protocolli antifrode, in collaborazione con le autorità giudiziarie.24

La preoccupazione del professionista è che l'uso di un accordo privato (come l'art. 20 della CARD) per la gestione antifrode possa vanificare le garanzie previste dalla legge pubblica (art. 148 c.2-bis CdA), che consente alle imprese di non formulare un'offerta solo se vi sono indici di anomalia "da archivi informatici" o altri indicatori di frode, con l'obbligo di motivazione.13 Il sistema CARD, in quanto convenzione privata, può veicolare informazioni la cui trasparenza e provenienza non sono garantite allo stesso modo di quelle che un'autorità pubblica come IVASS potrebbe fornire. La "privatizzazione" di una funzione di pubblico interesse come la gestione delle frodi solleva un conflitto strutturale, poiché un sistema di regole interno al settore assicurativo potrebbe non perseguire con la stessa forza l'interesse pubblico alla trasparenza e all'equità, che è invece il primario mandato di IVASS.

IV. L'Omessa Vigilanza di IVASS e il Fallimento della Deflazione

4.1. Il Ruolo Istituzionale di IVASS

Secondo l'art. 3 del CdA, l'obiettivo primario di IVASS è "l'adeguata protezione degli assicurati e degli aventi diritto alle prestazioni assicurative".28 Per adempiere a questo compito, l'Istituto esercita poteri di vigilanza di natura autorizzativa, prescrittiva, accertativa, cautelare e repressiva.28 I report annuali e le sanzioni comminate alle compagnie dimostrano che IVASS è un'autorità attiva nel vigilare sul settore, intervenendo per punire ritardi nella liquidazione e altre violazioni dei principi di correttezza e diligenza.30

4.2. La Contradizione tra Mandato e Prassi

Nonostante il suo esplicito mandato di tutelare i danneggiati, la prassi di IVASS, come evidenziato dalla risposta fornita, si pone in netta contraddizione con questo obiettivo. Negando al danneggiato il diritto di scegliere la procedura di risarcimento che gli offre una tutela maggiore e una negoziazione trasparente (quella dell'art. 148 CdA), IVASS non lo protegge, ma lo indirizza verso una procedura che lo pone in una posizione di svantaggio informativo e negoziale. Questa compressione della libertà di scelta mina alla radice il principio di protezione del consumatore e del danneggiato, che l'Istituto è chiamato a salvaguardare. Anziché fungere da garante di un mercato equo e trasparente, la prassi di IVASS contribuisce all'opacità, costringendo i danneggiati a intraprendere la via giudiziale per ottenere il pieno riconoscimento dei loro diritti.

4.3. Il Paradosso della Deflazione

Come già accennato, la conseguenza più grave di questa prassi è la sua capacità di alimentare il contenzioso anziché ridurlo. La via del risarcimento diretto, pensata in origine per snellire i processi, fallisce nel suo intento quando la sua natura opaca e unilaterale spinge i danneggiati a rifiutare offerte "congrue" ma non motivate e a ricorrere al giudice per ottenere una liquidazione giusta e trasparente. Il sistema giustizia, che la riforma "Cartabia" sta cercando di rendere più efficiente, in particolare aumentando la competenza del Giudice di Pace e promuovendo le ADR (come la negoziazione assistita) e l'Arbitro Assicurativo, si trova a dover gestire un flusso di cause che potrebbero e dovrebbero essere risolte in sede stragiudiziale.34 L'Arbitro Assicurativo, ad esempio, è stato introdotto proprio per offrire un'alternativa rapida e documentale, ma l'efficacia di tali strumenti si fonda sulla loro reale appetibilità per il danneggiato. Se l'accesso a una procedura trasparente viene negato a monte, i tentativi di deflazione a valle rischiano di risultare vani.

Conclusioni: Per una Giustizia Stragiudiziale Veramente Effettiva

L'analisi condotta evidenzia un'illegittimità di fondo nella prassi di IVASS che nega la facoltà di scelta tra la procedura ordinaria e quella di risarcimento diretto. Tale prassi non si limita a un errore amministrativo, ma rappresenta una contraddizione sistemica con principi giuridici consolidati e un fallimento nel perseguire il mandato istituzionale di protezione del danneggiato.

I punti chiave che emergono sono i seguenti:

  1. Il diritto di scelta è un principio giuridico consolidato (Cass. S.U. 11847/1992), che permette al danneggiato di esercitare il proprio diritto in via stragiudiziale attraverso la figura del patrocinatore qualificato.

  2. L'alternatività delle due procedure risarcitorie è stata sancita dalla Corte Costituzionale (Corte Cost. 180/2009) e confermata dal passato orientamento dello stesso IVASS nell'interpello ad AGCM.

  3. La procedura di risarcimento diretto offre una tutela inferiore a causa dell'assenza del requisito della "motivazione" nell'offerta e della mancanza di trasparenza nella gestione dei processi antifrode, che sembrano affidati a meccanismi privati.

  4. La prassi di IVASS alimenta il contenzioso, violando il suo stesso mandato, poiché rende la via giudiziale l'unica opzione per ottenere una giustizia piena e trasparente.

Per una giustizia stragiudiziale veramente efficace e per una reale deflazione del contenzioso, è necessario che IVASS riveda il suo orientamento, ripristinando e garantendo la piena libertà di scelta del danneggiato e del suo professionista. Il diritto del danneggiato di perseguire i propri interessi attraverso la procedura che ritiene più adeguata, che si tratti di una soluzione extra-processuale trasparente o dell'azione giudiziale, è un presupposto inalienabile per un sistema di tutela equo e funzionale. La negazione di questa scelta non protegge nessuno, ma genera incertezza, opacità e, in ultima analisi, un aggravio per l'intero sistema giudiziario.

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